PITTORE DELLA PASSIONE DI CRISTO
Dodici episodi della Passione di Cristo; Madonna in trono col Bambino (frammento); S. Caterina d’Alessandria (?)

1450-1460
affreschi strappati e riportati su tela e telai metallici tamburati
da Sostegno, ex oratorio di San Quirico
cm 130 x 144; 123;123; 123; 123; 155; 126; 123; 123; 123; 53; 134 ca.

cm 155 x 65 ca.; 154 x 75 ca.

Gli affreschi componevano una fascia decorativa a circa tre metri d’altezza nell’oratorio di San Quirico a Sostegno (Bi), chiesa sconsacrata nel 1886. Nel 1900 l’edificio fu posto in vendita dal parroco locale e pochi anni dopo Roccavilla segnalava il vandalico e irrimediabile danneggiamento degli affreschi. In realtà almeno parte della decorazione sopravvisse all’interno dell’edificio, poi trasformato in casa colonica, fino alla fine degli anni Sessanta quando l’oratorio fu abbattuto per permettere il passaggio della strada di collegamento tra Crevacuore e Roasio e gli affreschi vennero strappati. Nella stessa occasione fu rimosso il grande San Cristoforo in facciata, affrescato da Tommaso Cagnola nel 1481, anch’esso esposto nella stessa sala al Museo Borgogna. Risultano invece perduti gli altri dipinti murali tra cui alcuni santi a sinistra dell’altare maggiore ritenuti più antichi.

Gli affreschi si disponevano su due pareti contigue dell’edificio che era stato nel frattempo tramezzato. Due frammenti, solo parzialmente conservati, raffigurano una Madonna in trono col Bambino e una santa coronata probabilmente Caterina d’Alessandria. Il riquadro con la Madonna e i santi introduceva l’attiguo ciclo della Passione, interrotto, subito dopo la prima scena, raffigurante l’Ultima cena, a causa di un’apertura praticata nel muro, per proseguire con l’Orazione nell’orto. Fra i due episodi doveva trovare posto la Lavanda dei piedi, perduta. Sul secondo lato, che doveva coincidere con la controfacciata dell’edificio, si allineavano le ultime sei scene sopravvissute fino alla Salita al Calvario. Il ciclo doveva proseguire con altri episodi della Passione perduti: Gesù inchiodato alla croce, la Crocifissione, la Deposizione, il Seppellimento e la Resurrezione di Cristo. Un simile svolgimento è documentato da altri due cicli ad affresco attribuibili, se non allo stesso maestro, alla stessa bottega: quello di San Sebastiano a Postua e quello di San Marcello a Paruzzaro.

Il ciclo del Borgogna è iconograficamente caratterizzato da una meticolosa insistenza sui processi subiti da Gesù di fronte ad Anna, Caifa, Pilato, Erode, nuovamente Pilato e, infine, Pilato che si lava le mani insieme alla Coronazione di spine. Notevoli sono le similitudini con il ciclo di Postua: in molti riquadri sembrerebbero utilizzati gli stessi cartoni, ma rivoltati. L’autore usa un linguaggio semplificato, basato su una gamma cromatica limitata, su personaggi dalle fattezze tendenzialmente simili, preferibilmente ritratti di profilo e ritagliati come sagome su sfondi privi di profondità, ma al tempo stesso estremamente efficaci dal punto di vista comunicativo.

(da V. Natale in Verso il Sacro Monte. Immagini della Passione nel Quattrocento, catalogo della mostra a cura di V. Natale, Vercelli, Museo Borgogna 4 febbraio-30 aprile 2006, Candelo (Bi) 2006, pp. 22-24).

Pittore della Passione di Cristo,Pilato si lava le mani e Incoronazione di spine, affresco strappato da Sostegno, ex oratorio di San Quirico, Vercelli, Museo Borgogna
Pittore della Passione di Cristo, Gesù davanti a Erode, affresco strappato da Sostegno, ex oratorio di San Quirico, Vercelli, Museo Borgogna