Vercelli, Servizio Civile, Museo Borgogna, Cover Valeria , tutela

Seconda tappa della giornata di formazione alla scoperta del patrimonio culturale vercellese.

Dopo Biblioteca Civica, MAC e Museo Leone, insieme agli altri volontari del Servizio Civile dei progetti “Dai Voce alla Cultura” e “Dai Voce alla Cultura 2.0” abbiamo avuto occasione di visitare il Museo del Tesoro del Duomo, la Biblioteca Diocesiana-Agnesiana e la nostra sede, il Museo Borgogna.

Il Museo del Tesoro del Duomo: convivenza tra sacro e profano

Il Museo del Tesoro del Duomo, situato negli spazi del Palazzo Arcivescovile di Vercelli, è un tuffo nell’arte sacra della città di Vercelli. Al suo interno sono numerosi gli oggetti preziosi provenienti, in particolare, dalla Cattedrale di Sant’Eusebio. Di grande impatto la sistemazione del riempimento del crocifisso dell’XI secolo, le cui lamine esterne sono ancora esposte in Duomo. Insomma, un viaggio alla scoperta dei tesori inestimabili del museo, tra smalti, reliquiari e manoscritti.

Quello che colpisce del percorso museale, però, è il suo rapporto con la modernità. Attraversando le sale del piano terra, infatti, si coglie la forte volontà di puntare sulla comunicazione. Peculiare la presenza di gigantografie riprodotte sulle porte di passaggio in cui si invitano i visitatori a fotografare gli spazi museali. Si è infatti deciso di puntare su una comunicazione visiva di forte impatto: foto rese possibili dalle modalità conservative delle opere, canali social e hashtag sono i cavalli di battaglia del museo.

Si respira un’atmosfera che invita quasi a giocare col museo, che anche il titolo della rassegna degli eventi sembra richiamare: “Passeggiando tra sacro e profano”. Si passa, infatti, dalle conferenze di presentazione delle preziosità del Museo alle attività più ludiche che invitano a interagire con gli spazi espositivi. Esemplare il caso degli “Eroi al Museo” in cui i partecipanti sono invitati a creare una costruzione Lego.

Biblioteca Diocesana-Agnesiana: un patrimonio librario secolare

Conclusa la visita al Museo del Tesoro, la nostra giornata di formazione è proseguita alla Biblioteca Diocesana-Agnesiana Museo Borgogna, Vercelli, Servizio Civile, articolo formazione Valeria, tutelaall’interno del Seminario arcivescovile. Accompagnati dall’architetto Daniele De Luca, Direttore dell’Ufficio Beni Culturali dell’ Arcidiocesi, abbiamo potuto curiosare tra gli splendidi volumi della Biblioteca. La sua natura è prettamente conservativa, ma accessibile agli studiosi.

Lungo il percorso, l’accento è stato posto soprattutto sull’importanza di tutelare i beni storico-artistici. Un’attività in cui l’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi è attivamente coinvolta con la formazione dei volontari Amici del Duomo. È un gruppo variegato desideroso di donare tempo ed energie per la tutela e l’apertura dei monumenti di Vercelli. Attraverso un corso, giunto quest’anno alla sua quinta edizione, vuole formare collaboratori per le attività della diocesi, ma non solo. Gli incontri si rivelano particolarmente funzionali all’approfondimento del patrimonio, per diffondere sempre più una consapevolezza civica dei tesori del territorio.

Museo Borgogna: il fascino del dettaglio

Come ultima tappa (in attesa di visitare la Biblioteca di Santhià) siamo stati accolti nella casa-museo di Antonio Borgogna. La conservatrice del museo, Cinzia Lacchia, ci ha accompagnati a scoprire la genesi e la struttura del museo. Convivono in esso due anime: la casa del collezionista e la pinacoteca. Si è voluto quindi ragionare insieme sulle sue peculiarità, mostrando anche come siano particolari le esigenze conservative di casa Borgogna.

A seguito del riallestimento a cura di Vittorio Viale negli anni Trenta del Novecento, si era perduto quel clima di casa eclettica ideata dal suo fondatore e molto in voga in Europa a fine Ottocento. Negli ultimi anni, si è voluto recuperare quella sistemazione di arredi e rarità provenienti da tutto il mondo che Borgogna collezionò con tanta passione. Per rendere lo spazio più coerente e accogliente, le sale della originaria casa-museo sono presentate senza didascalie e distanziatori. Un rischio, senz’altro, ma che vuole essere una sfida ad appassionarsi ai dettagli dei singoli oggetti e a rispettarne nello stesso tempo la salvaguardia.

Una domanda della conservatrice ha accompagnato le nostre riflessioni durante la visita: in che modo è possibile dare nuova linfa vitale al museo? Che tipologia di proposta culturale può convivere nel rispetto della fragilità degli spazi e delle opere? La nostra sfida è dare voce alla cultura, ma per alzare il volume, dobbiamo essere consci di una cultura del rispetto e della tutela dell’ambiente che ci circonda.

Valeria Gobbi