GIACINTO CALANDRUCCI
(Palermo 1646-1707)
Studi per il “San Matteo e l’angelo” (recto); Due figure (verso)
penna e matita
214 x 157 mm

Il disegno, proveniente dalla Collezione Maggiori, venne inizialmente attribuito, come riportato in calce al foglio, a Pellegrino Tibaldi.

Ricondotto più correttamente alla cerchia del Maratta è riferibile alla mano del suo allievo a Roma e collaboratore Giacinto Calandrucci.

L’artista deduce dal suo maestro spunti stilistici nell’uso della penna per rapidi schizzi con un segno estremamente fitto e denso, steso con estrema libertà, in cui le figure vengono studiate in posizioni diverse per una composizione in ovale.

Analogie stringenti sono da identificarsi con il foglio del Louvre La visione di San Jean Mathe e richiami stilistici si riscontrano con il disegno di Edimburgo raffigurante la Cacciata dal Paradiso terrestre, con Lot e le figlie dell’Albertina di Vienna e con il Centauro Nesso che rapisce Deianira del Kunstmuseum di Düsseoldorf.

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