La Sala Araba documentava il gusto e la diffusione anche in Piemonte della fascinazione dei collezionisti internazionali per la scoperta dei mondi esotici.
Essa meravigliava gli ospiti per l’accumulo di curiosità, tecniche e manufatti che evocavano l’apprezzamento per l’Oriente, la cultura extraeuropea, i costumi e le arti. Borgogna aveva sistemato più di 400 opere solo in questo spazio della sua casa-museo rispetto agli oltre 3.300 oggetti dell’intero percorso del palazzo.
Nel 1915, in occasione del grande ampliamento del percorso espositivo con la realizzazione del salone e delle due ali laterali verso il giardino posteriore, voluto dal primo presidente avv. Francesco Borgogna (1855-1924), tutte le collezioni sono sistemate con maggior spazio anche per garantire la loro sicurezza nella fruizione del pubblico. Si provvede a una prima sistematizzazione delle raccolte e la Sala Araba viene parzialmente disallestita fino al suo completo disfacimento alla fine degli anni Trenta.

Bistolfi_Borgogna
Sala Araba_inventario

Purtroppo non c’è traccia ad oggi di fotografie che ne documentino la memoria e l’allestimento originario. Preziosi sono gli inventari dell’inizio del Novecento che ne descrivono ogni pezzo e le testimonianze indirette dei suoi ammiratori, come le descrizioni raccolte nel suo diario di memorie da parte dell’altro collezionista vercellese Camillo Leone o quelle delle prime “guide” cittadine.