CARLO MARATTA o MARATTI (attr.)
(Camerano di Ancona, 1625-Roma,1713)
Gesù Bambino, San Giovannino ed angeli
olio su tela
inv. 1906, X, 176
76 x 88 cm

La scena ritrae il Bambino Gesù, seduto su un pagliericcio, adorato da san Giovannino, a sinistra, e da due cherubini alati, a destra. La figura, di grande naturalezza, emana un alone di luce dorata che si riflette sulle figure che lo circondano creando morbidi contrasti chiaroscurali. Il taglio prospettico della mano di Gesù e la figura del san Giovannino richiamano direttamente la pittura raffaellesca mentre i volti dei cherubini sembrano aprire alla pittura barocca. L’opera è da collocarsi nella fase matura dell’artista negli anni ’70 del ‘600, il momento forse più alto nella produzione del Maratta di felice connubio tra classicismo e barocco in cui la sua pittura acquista una grande ricchezza cromatica.
Il dipinto venne acquistato da Borgogna con l’attribuzione all’artista all’asta della collezione Scarpa tenutasi a Milano nel 1895 per 2000 Lire. Nella collezione Borgogna si conserva anche un’incisione di riproduzione a bulino del dipinto realizzata da Giovita Garavaglia (Pavia 1790-Firenze 1835) (C. Lacchia e A. Schiavi 2001, p. 73, fig. 2). Fu il calcografo fiorentino Luigi Bardi a richiedere a Garavaglia l’incisione del dipinto di Maratta, che venne riprodotto dall’apprezzato bulinista mentre si trovava nella collezione Scarpa. Il soggetto ebbe discreta fortuna tra Sette e Ottocento; altre stampe sono conservate a Brescia, Monza e Pavia. Un esemplare della stampa conservato a Pavia datato 1823 costituisce un riferimento cronologico per la collocazione dell’opera nella collezione di Scarpa oltre a confermare che già all’epoca la tela era attribuita al Maratta.
Gustavo Frizzoni, nel 1895, osservava che l’opera attraeva le “simpatie del pubblico” per la grazia e la facilità della pittura. Nel catalogo d’asta, dove raggiunse un’alta quotazione, si suggerisce addirittura la mano di Murillo per un confronto con una Madonna del Louvre (forse l’inv. n. 930). Tuttavia viene confermata l’attribuzione al Maratta anche dai dati stilistici che permettono di confrontare il dipinto con altre opere dell’artista come la pala del 1674-1675, raffigurante la Madonna con i Santi Carlo e Ignazio in Santa Maria in Vallicella a Roma, in particolare per la fisicità del Bambino e la pennellata luminosa e leggera, o la pala di San Filippo Neri, anteriore al 1674, già in San Giovanni dei Fiorentini a Roma e ora a Palazzo Pitti a Firenze. Un ulteriore riferimento, ma cronologicamente più tardo, è la Madonna con il Bambino che dorme tra Santa Caterina e gli angeli del Museo del Louvre, firmata e datata 1697 (inv. 373). Per l’analoga dolcezza e senso di intimità è confrontabile anche con la Madonna adorante il Bambino tra gli angeli della Gemäldegalerie di Dresda.

Carlo Maratta, Gesù Bambino, San Giovannino e angeli, olio su tela, Vercelli, Museo Borgogna