ELISABETTA SIRANI
(Bologna, 1638-1665)
La Sacra famiglia, Sant’Anna, San Giovannino ed un angelo
1660
olio su tela, firmata e datata
inv. 1906, IV, 113
100,5 x 131 cm

Il dipinto ad olio su tela del Museo Borgogna, firmato e datato a destra sullo schienale della sedia “ELISA SIRANI F. 1660”, è stato acquistato da Antonio Borgogna all’asta Gatterburg-Morosini tenutasi a Venezia nel 1894. Non conosciamo come l’opera entrò a far parte di questa importante collezione veneta, ma sappiamo che nel 1689, data della morte del ricco orefice Orazio Ceschi, si trovava ancora a Bologna nella sua collezione privata e risultava essere l’opera di maggior pregio. La tela viene anche citata dalla Sirani nell’elenco inventariale della sua produzione, pubblicato postumo da Carlo Cesare Malvasia nella sua Felsina pittrice, vite de’ Pittori Bolognesi nel 1678, dove viene descritta come un sovrapporta.

L’ambiente in cui si formò la nota pittrice bolognese Elisabetta Sirani costituisce una vera e propria summa della pittura barocca che l’artista, nonostante la sua giovane età, filtra e stempera grazie alla lezione del padre, Andrea Sirani, fedele alla maniera di Guido Reni, dando vita a un suo stile personale che impronta la composizione su basi barocche unendovi una tecnica pittorica viva e sensibile ai mutamenti di luce. Dal 1660 la sua pittura assume invece toni meno decisi, dove i lineamenti si addolciscono, in accordo con una composta ma ricercata gestualità dei personaggi. Da questa data la pittrice va inoltre specializzandosi nella produzione di quadri di soggetto religioso e ritratti per la committenza privata di nobili famiglie bolognesi e non solo.

L’opera del Borgogna, datata 1660, rientra stilisticamente nell’ultima fase della produzione della pittrice in cui sono più evidenti le influenze di Reni, come emerge dagli incarnati perlacei, dalle tipologie aristocratiche, dalle palpebre grevi della Vergine, dall’intensità del sentimento. Nella materia fibrosa si trova l’influenza di Francesco Gessi, anche per la dimensione domestica del sacro colloquio, e gli insegnamenti di Cignani di ritorno da Roma.

La pittrice sceglie una stesura luminosa in cui anche le parti in ombra sono solo smorzate per mezze tinte. Il volto dell’angelo appare in controluce ma perfettamente leggibile, mentre l’ala chiara si staglia contro la parete di fondo traducendosi in un espediente prospettico. Le figure si raccolgono ai lati in due gruppi che hanno come fulcro il Bambino e corrispondono alle quinte di sfondo costituite da il muro e un drappo.

Durante l’intervento di restauro nel 2004, in occasione del prestito alla mostra monografica sulla pittrice tenutasi a Bologna, è emersa la preziosità della materia con cui è stato eseguito il dipinto per la presenza di lapislazzuli nei panneggi blu delle figure. La riflettografia IR ha anche fatto emergere un “pentimento” nella posizione dell’angelo pensato, inizialmente al centro.

(da F. Frisoni, scheda n. 22 in Elisabetta Sirani, “pittrice eroina” 1638-1665, catalogo della mostra a cura di J. Bentini e V. Fortunati, Bologna, Museo Civico Archeologico, 4 dicembre 2004-27 febbraio 2005, Bologna 2004, pp. 181-182)

Elisabetta Sirani, sacra famiglia, olio su tela, Vercelli, Museo Borgogna