EUSEBIO FERRARI (attr.)
(documentato a Vercelli dal 1500 al 1523)
Angelo annunciante
1507-1508 circa
Affresco strappato e riportato su telaio tamburato
285 x 215 cm

La grande lunetta fa parte di un ciclo di affreschi strappati da Giuliano Scalvini e Giuseppe Casella di Brescia nel 1974-75 dall’ex convento di Santa Maria delle Grazie, poi della Visitazione a Vercelli, oggi sede dell’Archivio di Stato.
Gli affreschi erano collocati in un oratorio a pianta rettangolare adibito al culto delle monache, inseriti in una cornice architettonica a forte illusionismo prospettico che unificava gli interventi realizzati a più mani ma coordinati da una regia aggiornata alle novità bramantesche e zenaliane di Milano. La prima fase decorativa della cappella si colloca tra il 1470-1480 dopo l’insediamento dell’ordine delle Clarisse.
Dalla parete di fondo della sala, a sinistra, proviene uno dei frammenti più antichi, anche questo esposto in museo, che rappresenta una Santa monaca (santa Chiara?) attribuita a Gian Giacomo da Lodi (documentato a Lodi dal 1451 al 1477) e databile al 1476-1484.
Tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo vennero realizzati gli affreschi provenienti dalla parete destra dell’oratorio. I dipinti, in origine collocati a circa due metri da terra poi strappati e oggi esposti al Museo, raffigurano il Martirio di sant’Erasmo, san Martino e il povero e Sant’Antonio Abate. Alla stessa epoca sembrano risalire anche gli affreschi lungo la parete di fondo suddivisa in due registri. Quello superiore, di qualità pittorica significativamente più alta, era composto da due lunette: a sinistra l’Angelo annunciante attribuito a Eusebio Ferrari, mentre della lunetta di destra rimane nella collocazione originaria solo parte della sinopia dell’affresco perduto, raffigurante una Vergine annunziata. Nel registro inferiore, accanto alla Santa monaca, si collocava la scena, ormai frammentaria, della Visitazione, mentre a destra il ciclo si concludeva con l’Adorazione del Bambino, di cui rimane anche traccia della sinopia. Ancora in loco, in corrispondenza della volta sono presenti due frammenti di figure: Santa coronata e Beato Amedeo, databili al 1500 circa.
A livello qualitativo spicca l’affresco con l’Angelo annunciante attribuito a Eusebio Ferrari, importante personalità del rinascimento vercellese, già garante per Gaudenzio Ferrari nel suo primo intervento vercellese nel 1508 nella chiesa confraternita di Sant’Anna.
L’opera evidenzia una nuova inventiva a partire dalla decorazione della cornice in finta prospettiva, sottolineata da un’incorniciatura con raffinatissime decorazioni a grottesca, una novità in Piemonte ad una data così precoce. Il profilo dell’angelo inginocchiato si staglia sull’oculo di fondo da cui si intravede l’azzurro del cielo. I capelli sono annodati sulla nuca e l’elegante profilo del volto ha un contorno reso in modo netto e veloce, con tratti di rosa per rendere le guance e l’incarnato. La mano reggeva un giglio ora perduto mentre le ali multicolori e fiammeggianti si stagliano sul grigio perla dell’architettura. Cronologicamente l’opera può collocarsi all’inizio del Cinquecento, nel 1507-1508 circa. A Vercelli sono riferibili a Eusebio Ferrari i frammenti di affresco in Palazzo Verga, già proprietà di Annibale Paleologo, e le più tarde decorazioni di Casa Alciati (ora parte del Museo Leone).

Eusebio Ferrari, Angelo annunciante, affresco strappato, Museo Borgogna, Vercelli