GAUDENZIO FERRARI E COLLABORATORI
(Valduggia 1477-80 ca.-Milano1546)
Madonna con il Bambino in trono, San Giovanni Battista, San Giovanni Evangelista, San Pietro, San Giacomo, Cristo Benedicente, Coppia di apostoli: Andrea e Giovanni Evangelista, Coppia di apostoli
1534 ca.
tempera su tavola
Polittico composto da 8 tavole esposte al Museo Borgogna, 4 Dottori della chiesa esposti alla Pinacoteca di Varallo e 2 tavole con gruppi di quattro apostoli in collezione privata

Madonna con il Bambino in trono 195 x 92 cm ca.; San Giovanni Battista 60 x 57,6 cm; San Giovanni Evangelista 60 x 56 cm ca.; San Pietro 100 ca. x 50 cm ca.; San Giacomo 100 ca x 50 cm ca.; Cristo Benedicente 32 x 23 cm ca.; n. 2 tavole con Coppie di apostoli 32 x 30 cm ca.

Il polittico proviene dalla Collegiata di San Pietro a Gattinara ed è genericamente citato la prima volta nella visita pastorale del vescovo di Vercelli Guido Ferrero del 1567. Dopo pochi anni l’ancona fu spostata dall’altare maggiore alla parete di fondo del coro dove venne segnalata nella visita del vescovo Bonomi nel 1573. Già prima del radicale rinnovamento della chiesa, realizzato nel 1881 da Giuseppe Locarni, avvenne lo smembramento della predella del polittico e la perdita della cornice originale. Giovanni Colombo, nel 1881 così descrive l’opera ancora in chiesa: “Essa è divisa in cinque scompartimenti, nel mezzo de’ quali ci si affaccia la Beata Vergine seduta col Divin Fanciullo sulle ginocchia. Adornano la predella, ritratti in piccole mezze figure, i dodici apostoli ed i quattro massimi dottori della Chiesa latina. Questo lavoro è alquanto malconcio dal tempo, e trovasi in luogo alto e scarso di luce”. Visto il rischio di ulteriori alienazioni il Museo Borgogna si era proposto già del 1921 di ricevere l’opera in deposito. La Soprintendenza proseguì il monitoraggio dell’opera negli anni post bellici per evitarne la vendita, finché le tavole furono trasferite al Seminario di Vercelli, dal 1950 alla chiusura della mostra su Gaudenzio Ferrari a Varallo. Le tavole furono trasferite al Museo nel 1956 in vista della mostra su Gaudenzio dal cui catalogo vennero però temporaneamente escluse.

La commissione dell’opera è stata collegata dalla critica alla figura del cardinale Mercurino Arborio di Gattinara, grancancelliere di Carlo V, anche se non esistono attestazioni documentarie a riguardo. Nelle sue volontà testamentarie del 1529 Mercurino destinò la Collegiata di San Pietro ai canonici lateranensi in dipendenza di Sant’Andrea a Vercelli. Le sue volontà furono attuate solo nel 1534 grazie al fratello Gabriele suo esecutore testamentario. Questi, già abate di sant’Andrea a Vercelli e nel 1533 eletto prevosto di San Pietro a Gattinara, potrebbe forse essere coinvolto nella committenza mediata dai canonici lateranensi. L’opera può collocarsi stilisticamente nella produzione matura di Gaudenzio intorno al 1533-1534, dopo l’attività in San Cristoforo a Vercelli e prima di Saronno, in un periodo di intensa attività in cui il pittore fece ampio ricorso a collaborazioni di bottega. In particolare si può ipotizzare nei pannelli laterali e nella predella la mano di Giuseppe Giovenone il vecchio, fratello di Gerolamo e presente nella bottega dal 1521.

Due gruppi con Quattro apostoli, facenti parte della predella originaria, sono oggi conservati in collezione privata mentre le altre quattro tavole della predella del polittico rappresentanti i Quattro Dottori della Chiesa sono state restituite alla Società di Incoraggiamento allo Studio del Disegno e di Conservazione delle Opere d’Arte e dei Monumenti in Valsesia – Pinacoteca di Varallo, nel 2001.

I comparti laterali sono unificati da una inquadratura unitaria sottolineata dalla scansione prospettica delle piastrelle del pavimento. La riflessione su Leonardo è trasfigurata in una malinconica vena sentimentale, tipica del Gaudenzio maturo.

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