GUSTAV EBERLEIN
(Spickershausen 1847-Berlino 1926)
Venere finge di rubare le armi ad Amore
su basamento con teste di arieti, festoni e amorini
1891
marmo, firmato e datato
inv. 1906, XI, 45-46

Il gruppo scultoreo venne acquistato a Berlino e funse da modello per la realizzazione di un’altra scultura con lo stesso soggetto commissionata da Borgogna all’artista vercellese Francesco Porzio, poi regalata all’Istituto di Belle Arti cittadino. In pendant con il gruppo al piano terra raffigurante Venere che castiga Amore (inv. 1906, XI, 47) – anche per quella con il ricorso a un modello in gesso di Eberlein – troviamo una narrazione quasi per episodi successivi delle dinamiche tra la dea e mamma Venere e il figlio Cupido. Per gioco o per rimprovero, il soggetto permette allo scultore tedesco di dare prova della sua capacità di modellazione del nudo, nell’elegante posa stante di lei e in quella accucciata del bimbo, nel cadente panneggio mentre trattiene dietro di sé, nascondendola al bimbo piangente, la faretra con i dardi. La suggestione delle espressioni dei due protagonisti insieme alla ricercatezza dei dettagli sono riprese anche in un particolare visibile solo con la possibilità di ruotare il gruppo: il corpo della faretra ha le fattezze di un mascherone sorridente che riprende le teste di ariete scolpite nel basamento attorniate da puttini giocosi appoggiati a ghirlande fiorite.

Gustav Eberlein, Venere che finge di rubare le frecce ad Amore, Museo Borogogna Vercelli