JEAN-JACQUES PRADIER detto JAMES PRADIER
(Ginevra 1792 – Bougival, Seine-et-Oise, 1852)
Flora e Zefiro
1851
bronzo, firmato
inv. 1906, XI, 21 
43 x 23,5 x 20 cm

Il piccolo gruppo bronzeo, firmato e datato, rappresenta una svolta in senso romantico della produzione di Pradier, scultore svizzero naturalizzato francese, prolifico autore di piccole e graziose composizioni, ben collocabili all’epoca sul mercato collezionistico borghese. Le sue opere, che rispecchiano il gusto definito “neogreco”, reinterpretano soggetti tratti dalla mitologia antica con realismo e sensualità moderni che vengono arricchiti di un preziosismo sentimentale. In alcuni casi le piccole prove in bronzo hanno preceduto l’opera in grande formato da presentare ai Salons parigini. Il tema dell’amore tra Flora e Zefiro, narrato da Ovidio (Fasti, V, vv. 195-212), era molto popolare all’epoca. La scena rappresenta il sensuale momento dell’incontro tra la dea seminuda, che in un gesto pudico incrocia le braccia sul petto, e il suo sposo. Flora è incoronata di rose che ha sparse anche sulle vesti cadenti, mosse e gonfiate dal vento. Zefiro è sul punto di baciare l’amata verso cui si protende, quasi con un passo di danza, con il piede destro leggermente retratto. La composizione genera un gioco di linee curve, non solo per la presenza del drappeggio ma attraverso la gestualità e la posa delle due figure.

Il soggetto dell’opera viene concepito dall’artista esattamente il 24 ottobre del 1841, quando scrive alla moglie di aver concluso vari bozzetti tra cui quello raffigurante uno Zefiro che bacia sul collo Flora (ne parla nuovamente il 26 novembre). La figura di Flora verrà ripresa nella Chloris che Pradier manderà al Salon del 1849.

I modelli di riferimento vanno cercati nelle raffigurazioni di Amore e Psiche. Nella posa e nella sensualità di Flora si riconosce apertamente il riferimento all’opera di François Gérard (Roma, 1770 – Parigi 1837) di cui Pradier fu allievo. 

Il bronzetto del Museo è prova della serialità delle numerose repliche dovute alla fama raggiunta dallo scultore e alla grande richiesta del mercato per questo soggetto. Per necessità tecniche alcuni particolari sono stati assemblati in un secondo momento, come evidenziano le linee di unione tra le diverse parti del movimentato panneggio e le ali fuse separatamente e poi montate con una vite sul dorso di Zefiro.

Pradier Flora e Zefiro bronzo Museo Borgogna