Perché allestire una Sala araba
Il fascino per l’Oriente, l’esotico, l’insolito, l’arabeggiante, definito esotismo, o orientalismo, è una delle cifre caratteristiche dell’Ottocento. Era in uso, fra personaggi di cultura, facoltosi e amanti delle arti, costituire nella propria dimora, una sala turca o sala araba. In queste sale ogni elemento, dagli arredi alla decorazione delle pareti, concorreva a richiamare un’atmosfera esotica, di altri luoghi, di culture altre. Anche Antonio Borgogna, affascinato da questo gusto e appassionato viaggiatore, allestì una sala che definì araba nel proprio palazzo.
Il salotto egiziano del 1881
Nel XIX secolo, il modo più semplice per avere contatti con le culture extraeuropee, erano le Esposizioni Universali. Le innovazioni tecnologiche, in campo industriale, e in quello artistico, erano presentate da ciascun Paese partecipante nel proprio padiglione.
Fu proprio al padiglione egiziano dell’Esposizione Universale di Milano del 1881, che Borgogna conobbe le opere dell’ebanista Giuseppe Parvis. Per il padiglione egiziano Parvis aveva presentato un salotto, completo di tutti gli elementi d’arredo. Borgogna rimase così colpito dall’opera di Parvis, da recarsi in visita nel suo atelier a Il Cairo. In quell’ occasione Borgogna gli commissionò gli arredi lignei per la futura sala araba.
Parvis, italiano di nascita e originario di Breme (1831 – 1909), aveva frequentato l’Accademia Albertina di Torino prima di trasferirsi a Il Cairo nel 1859. Qui aveva costituito un laboratorio di ebanisteria con numerosi collaboratori e, in breve tempo, era divenuto «Il re degli ebanisti e l’ebanista del Re». Il viceré egiziano fu, infatti, uno dei principali acquirenti degli arredi di Parvis, insieme ai borghesi di buona parte d’Europa.
Il successo di Parvis derivava principalmente dalla creazione di un connubio armonico fra una decorazione, arabeggiante, e la funzione degli arredi, occidentale. Gli acquirenti europei desideravano mobili esotici, ma non erano disposti a rinunciare alla funzionalità degli arredi alla europea. Lo stile decorativo ideato da Parvis prese successivamente il nome di neomoresco o stile Parvis, caratterizzato da diversi elementi ricorrenti. Come le musciarabieh, le nicchie a stalattite, la decorazione geometrica di derivazione islamica, gli archetti arabi, i caratteri cufici e siriani.
La Sala araba ieri ed oggi
La sala araba, secondo il progetto di Borgogna, era costituita da una serie di elementi che richiamavano il mondo arabo. Dalle pareti alle decorazioni del pavimento,
dai mobili a ciascun oggetto esposto. Le ceramiche smaltate del pavimento, ad esempio, riproducono un motivo decorativo geometrico dai colori sgargianti, ripreso da quello dell’ Alhambra di Granada.
Le pareti, invece, erano decorate a specchiature colorate.
Negli anni ’30 Vittorio Viale riallestì l’intera casa-museo, trasformandola in una pinacoteca. In questa occasione l’intera sala araba fu smantellata per potervi esporre la collezione di dipinti della scuola veneta del Cinquecento.
Le pareti furono ridipinte a tinte neutre, elemento fondamentale per una pinacoteca, e ogni richiamo alla casa-museo fu rimosso ad eccezione, ovviamente, del suggestivo pavimento policromo che costituisce un delizioso tappeto.
La sala araba di oggi, oggetto di un attento ma ancora parziale riallestimento, è un connubio fra il progetto pensato da Borgogna e quello di Viale. Sono esposti sia i dipinti della scuola veneta, che alcuni degli arredi originari.
Come lo stipo con la scritta Antonio Borgogna in caratteri cufici, da lui stesso commissionato.
Lo stipo con il motto coranico «Rimani allegro con la testa alta da mattino a sera». O ancora, la porta monumentale, solitamente posta, nelle moschee, sulla sommità del pulpito, e inserita nella sala come elemento decorativo. Il tavolino per il gioco del tric trac, ovvero il backgammon, gioco occidentale. Le sedie a tre gambe, elementi d’arredo, appunto, non tipicamente arabi.
Anna De Bernardis
Volontaria del Servizio Civile Nazionale, progetti “Dai voce alla cultura” e “Dai voce alla cultura 2.0”