Tra i vari arredi della Sala Araba ben 20 pezzi, tra mobili e oggetti, in stile moresco ed egiziano, provenivano dall’atelier egiziano dell’ebanista Giuseppe Parvis (Breme Lomellina, Pavia 1831-Saronno 1909).

L’artista ottenne un grande successo presso le Esposizioni e la committenza internazionale proponendo, in un neo-stile esotico, la fusione di modelli di arredo funzionali e “all’occidentale” con tecniche e decorazioni moresche.

Il gruppo di arredi vercellesi, per la loro organicità, costituisce un unicum della produzione del laboratorio di Parvis presente in una collezione pubblica.

Ne fanno parte sia oggetti in legno che metalli lavorati: una porta monumentale araba di 3 metri e 40 cm di altezza in legno riccamente scolpita ed intarsiata;

una coppia di stipi, in avorio, madreperla e bronzo che Parvis copiò da una simile in una “vecchia Moschea del Cairo”; una ottomana, un seggiolone e un paravento con moscarabie, un tavolino da tric-trac/backgammon e degli scacchi, quattro sedie e un piccolo trittico con funzione di porta-fotografie dove viene raffigurato l’ebanista; uno scenografico tempietto contenente una scultura di “una divinità egizia faraonica in bronzo, copia dall’autentico nei tempi dell’alto Egitto, con due sfingi, due Draghi alati e uno scarabeo arabo in legno”,

un tripode rotondo con vassoio inciso, una “statuetta raffigurante il Serpente Ureus”, un leggio o porta carte da parete, un porta specchio e due candelieri in metallo argentato.