Il ritratto tra romanzo e pittura

Il ritratto è il tema dell’ultimo appuntamento di #confrontinaspettati. Con La ragazza con l’orecchino di perla di Tracy Chevalier e le opere di Antonio Ambrogio Alciati si chiude un percorso ma si aprono nuove considerazioni.

Un ritratto speciale

Alla base del romanzo La ragazza con l’orecchino di perla c’è il ritratto La ragazza col turbante di Jan Vermeer conservato alla Mauritshuis de L’Aia. Tracy Chevalier immagina le vicissitudini che portarono alla creazione di uno dei ritratti seicenteschi più famosi al mondo. Con sagacia e intrigo, la Chevalier ci immerge nella Delft del XVII secolo e nella vita della giovane Griet. La ragazza, figlia di un decoratore di piastrelle rimasto cieco a causa di un incidente sul lavoro, sarà costretta a diventare una fantesca. La casa in cui prende servizio è quella del famoso pittore Jan Vermeer. Tra la ragazza e l’artista si instaura un rapporto profondo costituito su sguardi, ambiguità e frenata bramosia. La presenza di Griet nella casa del pittore sarà causa di non pochi problemi e maggiori danni causerà il suo ritratto.

La ragazza con l’orecchino di perla rappresenta la forza dell’arte e le suggestioni che un singolo ritratto può provocare. È un romanzo che ci fa immergere nella vita dell’Olanda del Seicento e, in particolare, in quella di Griet. Mai noioso o scontato, Tracy Chevalier è in grado di mantenere viva l’attenzione del lettore pagina dopo pagina. Quella che potrebbe sembrare una semplice storia d’amore impossibile è in realtà una ricca trama di intrighi e relazioni. Un libro talmente ben narrato che ci fa credere di essere seduti nell’atelier del pittore.

Dal romanzo, la cui edizione originale risale al 1999, è tratto l’omonimo film del 2003, candidato a 3 premi oscar.

Il ritratto e Antonio Ambrogio Alciati

Ambrogio Alciati, “Dama in nero”

Il museo custodisce molti ritratti eseguiti da ammirevoli artisti italiani e stranieri. Di particolare interesse sono quelli firmati da Antonio Ambrogio Alciati. Vissuto dal 1878 al 1929, Alciati si distinse per essere uno dei migliori ritrattisti della Vercelli del suo tempo. Lo stile delle sue opere, a cavallo tra Tranquillo Cremona e Giovanni Boldini, si caratterizza per una intima indagine psicologica. Al Borgogna si conservano Dama in nero (1917) e Dama in rosa (1921) due grandi ritratti di una finezza impareggiabile. I due dipinti raffigurano due donne in atteggiamenti molto diversi: la prima sensualmente scomposta mentre la seconda elegantemente composta. Tuttavia, le due opere si accumunano per la ricchezza e la vaporosità degli abiti e per l’espressività degli sguardi.

Ambrogio Alciati, “Dama in rosa”

L’artista era solito fare indossare ai suoi soggetti abiti acquistati dal negozio milanese “Lisio”.

Caratteristica dei dipinti di Alciati sono, inoltre, gli sfondi impercettibili, sfumati. Non è il contesto a definire lo status del personaggio, come accadeva per la maggior parte dei ritratti della seconda metà dell’800, ma la resa fisionomica degli stessi.

In museo si conservano, inoltre, un autoritratto del pittore e Tempi tristi, un’opera evanescente, piena di angoscia e insicurezza. Le opere del Borgogna bastano da sole a fare capire la maestria con cui Alciati dipingeva. Un pittore di cui solo una cosa ci rammarica: la scomparsa prematura dalla scena artistica.

Sara Agnelli