PIETRO FRANCESCO GUALA
(Casale Monferrato, Alessandria 1698 – Milano 1757)
Visione di Santa Giuliana di Cornillon con il beato Oglerio, San Michele arcangelo e la Trinità
1745-1750 ca.
olio su tela
da Lucedio, chiesa abbaziale di Santa Maria Assunta, in deposito dalla Provincia di Vercelli, inv. 2013, De, 3

h 293 x largh. 182 cm

La pala raffigura la Visione di santa Giuliana di Cornillon con il beato Oglerio in adorazione della Trinità e l’Arcangelo Michele con le anime Purganti ed è databile agli anni Quaranta del XVIII secolo.

Il dipinto, per la sua stupefacente disinvoltura compositiva e la spumeggiante materia pittorica, rappresenta una significativa testimonianza dell’attività di Pietro Francesco Guala nel vercellese e in città dove sono rimaste, sugli altari di Santa Caterina, Santo Spirito e del Duomo, molte sue opere caratterizzate da una straordinaria capacità tecnica.

Con la sua pennellata materica e vibrante, stesa per ampie campiture, ottiene effetti di cangiantismo e di grande luminosità. Il tendone giallo raccolto a sinistra suggerisce sia l’idea di un sipario e, nello stesso tempo, quella delle cortine tese davanti ai dipinti per proteggerli dai raggi del sole.

Con capacità registica e un eccezionale talento pittorico, Guala mette in scena nella stessa tela tre episodi. In primo piano appare santa Giuliana di Cornillon (1192-1258), la mistica di Liegi, inginocchiata e in adorazione dell’ostia consacrata che viene innalzata davanti all’altare dal beato Oglerio (Trino 1136-Lucedio 1214), mentre un putto alato regge il bastone pastorale. Il beato, nominato abate dell’abbazia cistercense di Lucedio nel 1205 e fedele seguace di san Bernardo di Chiaravalle, è raffigurato anche nella tela con la medesima provenienza, dipinta da Antonio Mayerle, esposta accanto nella stessa sala.

Nella tela, in alto, sono rappresentate le figure del Padre Eterno, del Cristo e della colomba a raffigurare la Trinità, sorretti da una nuvola grigia e stagliati su un cielo dorato. Sullo sfondo, oltre un grande arco parte di una solenne scenografia classica, si spalanca un paesaggio montuoso sconvolto da un temporale, mentre l’Arcangelo Michele scende a confortare le anime purganti.

Il pittore si trova dunque ad architettare un complesso meccanismo iconografico in cui confluiscono i temi della riflessione teologica dei Cistercensi (santa Giuliana), il richiamo al genius loci (beato Oglerio) e soggetti di più immediata fruizione devozionale (san Michele e le anime purganti).

L’opera, di proprietà della Provincia di Vercelli, è stata concessa in comodato al Museo Borgogna dal 2013, dopo aver subito un delicato intervento di restauro.

Essa è esposta accanto ad altre due grandi pale d’altare provenienti anch’esse dall’Abbazia di Santa Maria di Lucedio: si tratta delle tele di Antonio Mayerle (in deposito dal 2013) e Filippo Abbiati (in deposito dal 2016).

(scheda tratta da M. Caldera, Guala e Mayerle per Lucedio, in Lucedio Barocca. Abbiati, Guala Mayerle, a cura di M. Caldera con S. Villano, Genova 2016, pp. 24-31).

Pietro Francesco Guala, Visione di Santa Giuliana di Cornillon, olio su tela, da Lucedio, Museo Borgogna, Vercelli